Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, commenta così la notizia del suicidio assistito della disabile di Trieste: “La prima questione che mi viene da porre è politica: il governatore Fedriga si accorge di cosa fa la sua sanità di cui la Regione Friuli Venezia Giulia ha diretto controllo? Come Zaia, anche lui sostiene l’avvio della mattanza dei disabili che va sotto il consolante nome di suicidio assistito? Osceno il comunicato trionfale con cui oggi la nota associazione (che non cito per non collaborare all’oltraggio) ha fatto marketing politico sul suicidio della disabile di Trieste. Celebrano un altro malato inguaribile che s’è tolto di mezzo e non dovranno essere spesi soldi per curarlo. Festa doppia oggi perché la nota associazione è riuscita a far ammazzare la disabile in Italia senza trasferta in Svizzera. La sentenza della Corte Costituzionale sul caso dj Fabo stabiliva i famosi “quattro paletti” per legittimare il suicidio assistito, uno dei quali era la necessità che il disabile dipendesse da una macchina per sopravvivere, è stata stuprata. La nota associazione con il gusto per l’imbroglio ha fatto passare la CPAP come ‘dipendenza meccanica’. La CPAP è un piccolo supporto ventilatorio contro le apnee notturne consigliato a milioni di persone, pure a me (non lo uso). Così ora una disabile di 55 anni non c’è più e lo Stato con un suo medico del Friuli Venezia Giulia a guida leghista ha preparato l’intruglio mortale per eliminarla. Nel comunicato l’associazione riporta anche le ultime parole della disabile suicida, che ovviamente ringrazia l’associazione stessa per essere stata aiutata a togliersi di mezzo. Se questo è il mondo dei nuovi diritti e vi piace, non avete proprio capito cosa vi stanno preparando”.

Così il presidente nazionale del Popolo della Famiglia sul primo caso di suicidio assistito avvenuto in Italia.

Barbara Figus, coordinatrice sarda del PDF chiosa: “È gravissimo ciò che è accaduto a Trieste. Potrebbe spianare ulteriormente la strada perché d’ ora in poi tutto questo avvenga in Italia e non in Svizzera , come invece fino ad ora è stato. Per la prima volta un paziente, che ricordo può essere fragile e psicologicamente non del tutto lucido, a causa della sofferenza cronica prolungata che certe patologie provocano, viene ucciso (perché di questo si tratta , di omicidio Stato) con un medico del SSN il quale somministra un farmaco specifico a questo scopo. Personalmente provo un dolore grande di fronte a tutto questo e voglio sperare che tutto ciò non si verifichi anche in Sardegna, data la libertà delle regioni di agire in materia sanitaria. Come Popolo della Famiglia ci batteremo strenuamente, come abbiamo sempre fatto, perché certe leggi e pratiche mortifere non passino ed invitiamo i cittadini a pensare bene a chi sostenere alle prossime elezioni del Consiglio regionale sardo. Noi faremo la nostra parte come sempre e comunque .

Popolo della Famiglia – Sardegna

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