Il Popolo della Famiglia denuncia con decisione quanto accaduto pochi giorni fa e ha interessato la comunità di Villanovaforru, paesino della Marmilla abitato da 500 abitanti circa. La Prefettura di Cagliari avrebbe deciso di inviare in questo comune alcune decine di migranti (oltre al centinaio gia’ presente ormai da anni) e, come alloggio, avrebbe pensato di utilizzare delle tende della Protezione Civile. Alcuni abitanti villanovesi, però, hanno espresso il proprio disappunto di fronte a questa scelta della Prefettura appendendo uno striscione all’ingresso del paese con la scritta “Benvenuti in Africa”, dimostrando così sofferenza per l’ulteriore arrivo di migranti che nel paese sono già numerosi. Striscione rimosso in maniera tempestiva dal sindaco Maurizio Onnis, che si è detto contrariato per la scelta di questa ulteriore nuova imposizione di accoglienza, ma anche di quella poco civile di ospitare queste persone in varie tende.Barbara Figus, coordinatrice regionale del Popolo della Famiglia, sull’episodio ha dichiarato: “Conosco bene la comunità di Villanovaforru. Sono residente in questo paese da oltre 20 anni e so bene quanto, in questi anni, i villanovesi abbiano fatto per accogliere il centinaio di migranti provenienti da diverse nazioni, principalmente dall’Africa e dall’Asia. Trovo veramente ingiusto – continua Figus – che la Prefettura abbia visto in questo paese un ulteriore territorio di accoglienza, imponendo la cosa dall’alto, cosi’ come trovo altrettanto di cattivo gusto la scelta di ospitarli utilizzando un alloggio provvisorio come le tende della Protezione Civile.Chiedo alla Prefettura e, di conseguenza, al governo che rappresenta – prosegue Barbara Figus – di rivedere questa decisione infelice. Come Popolo della Famiglia, partito di chiara ispirazione cattolica, vogliamo ricordare a questo proposito, le parole dell’allora Papa Benedetto XVI, nella 99° giornata del migrante: “Il diritto della persona ad emigrare è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti. Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”.

“Per terminare – conclude Barbara Figus – desidero rilanciare l’appello al governo del nostro presidente Mario Adinolfi, intervenuto sulla vicenda migranti proprio qualche giorno fa:

“L’Unione Europea ci sbatte le porte in faccia? Bene, cara Giorgia Meloni, l’Italia chiuda i porti come ai tempi di Salvini ministro dell’Interno. Salviamo così migliaia di donne e bambini dalla morte in mare. Per anni cara Giorgia ci hai fatto una testa così con il blocco navale, una delle tante promesse elettorali che non hai mantenuto credendo che inginocchiandoti alle pretese dell’Unione europea essa ti avrebbe ricompensato lasciando larghi i cordoni della borsa. Stai capendo in queste ore che nonostante tutta la tua accondiscendenza l’Ue non ti ama e continua a picchiare forte sull’Italia.

Bene, l’Italia reagisca: chiuda i porti, vari una legge sull’immigrazione con la formula del decreto legge ricalcando i modelli offerti dal Premier inglese Sunak (che a sua volta copia dagli australiani), comprenda che questa emergenza sbarchi non è più sostenibile, Lampedusa è al collasso e i comuni non ce la fanno più”.

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